
Quando si inizia una nuova esperienza lavorativa, il neoassunto viene posto di fronte a una scelta: mantenere il proprio TFR in azienda oppure versarlo interamente nel proprio Fondo Pensione.
Quali sono le differenze? Ed esiste una scelta migliore dell’altra? Partendo dalla recente simulazione pubblicata dal Corriere.it, daremo una risposta a queste domande.
Le differenze tra TFR in azienda e nel Fondo Pensione
Prima di iniziare con l’analisi delle differenze tra il lasciare il TFR in azienda oppure il conferirlo alla forma previdenziale integrativa, è importante fare chiarezza su quanto accaduto nel 2022: un anno che, sotto diversi punti di vista, è da considerarsi un’eccezione.
L’anno scorso, infatti, chi ha da tempo deciso di mantenere il proprio TFR in azienda lo ha visto rivalutarsi di quasi il 10%: un valore che non si vedeva dal 1984.
Al contrario, chi ha deciso di versare il TFR nel proprio Fondo Pensione ha visto una contrazione del valore quota in funzione della tipologia di investimenti (un unicum in diversi anni con rendimenti sempre positivi).
Il TFR in azienda, infatti, si rivaluta di 1,5 punti percentuali fissi più il 75% dell’inflazione, mentre i fondi pensione si rivalutano in funzione della linea di investimento che è stata prescelta.
In questi casi, tuttavia, è bene mettere le cose in prospettiva: quando si parla di investimento previdenziale, infatti, è fondamentale guardare il lungo periodo, e non il singolo anno.
La Covip ci ricorda infatti che il TFR lasciato in azienda si è rivalutato mediamente del 2,4% negli ultimi 10 anni (comprensivi dell’eccezione data dal 2022).
Inoltre, anche la fiscalità differisce notevolmente tra i due modelli, con una situazione nettamente a favore delle forme di previdenza integrativa.
Mentre il TFR mantenuto in azienda, al pensionamento viene tassato con un meccanismo basato sulle aliquote IRPEF, variando tra il 23% e il 43%, quello conferito in un fondo pensione come Fondo Gomma Plastica viene tassato in modo agevolato dal 15% al 9%, a seconda del numero di anni di iscrizione al fondo stesso. Una differenza sostanziale.
Le simulazioni di Corriere.it
A questo punto, e alla luce delle differenze emerse, sorge spontanea una domanda: che cosa è meglio? Lasciamo parte di questa risposta alle simulazioni proposte dal Corriere.it.
Come punto di partenza, la testata ipotizza un’inflazione media tendenziale del 3% e il caso di un un 30enne con una retribuzione di 1.500 euro netti mensili.
Nonostante la più elevata inflazione media favorisca il TFR mantenuto in azienda, le elaborazioni suggeriscono comunque che investire in forme di previdenza integrativa come Fondo Pensione Gomma Plastica abbia una maggiore convenienza economica, specialmente all’aumentare del rischio e dell’orizzonte temporale.
Conferire sia il TFR maturato che quello futuro e scegliere comparti ad alta componente azionaria permetterà al giovane di ottenere il 91% di ricchezza in più, che si traducono in 122.510 euro invece dei 64.018 euro che riceverebbe lasciando il TFR in azienda.
Gli esempi di simulazione del corriere, tuttavia, non finiscono qui:
- un 40enne di una grande azienda potrebbe ritrovarsi fino al 62% in più;
- un 50enne, nonostante sia più vicino alla pensione, potrebbe beneficiare fino a oltre il 40% di ricchezza in più.
Verso una sempre maggiore previdenza integrativa
Fin dal 2006, il legislatore ha iniziato a favorire lo sviluppo della previdenza integrativa, incentivando i lavoratori a usare il proprio TFR per costruire un futuro economico più sereno; e non è un caso che, oltretutto, Governo e Parti Sociali stiano discutendo sulla riproposizione di un nuovo semestre di silenzio assenso, al fine di favorire ulteriormente il conferimento del TFR alla previdenza integrativa.
E tu, sei già iscritto a Fondo Gomma Plastica? Se non hai ancora aderito e sei un lavoratore del settore gomma, cavi elettrici e affini e materie plastiche, questo è il momento per farlo.